Sarah Davachi – Cantus, Descant

Late Music, 2020
ambient/drone, minimalism

(ENGLISH TEXT BELOW)

Ho ripensato al romanzo di László Krasznahorkai, “Melancolia della resistenza”, dal quale il maestro ungherese Béla Tarr avrebbe poi tratto il lungometraggio “Le armonie di Werckmeister”: la riaccordatura di un pianoforte dalla cosiddetta intonazione naturale al “temperamento equabile” – proposto nel Seicento da Andreas Werckmeister – è concomitante all’insorgere di una sommossa popolare che porta in sé il seme della follia e dell’irrazionalità. Ho poi pensato a come ogni storia, grossomodo, alterni ciclicamente ordine e caos, andando incontro a punti di rottura dopo i quali si ristabilisce un nuovo equilibrio, per quanto precario, effimero o addirittura illusorio.
È oggi evidente come anche i radicali sconvolgimenti delle avanguardie storiche musicali, pur evolvendosi costantemente ed esercitando a lungo la loro influenza sulle generazioni successive, abbiano gradualmente proceduto in direzione di un inevitabile “ritorno all’ordine”, quella New Simplicity che ha riportato la tonalità e le strutture semplici al cuore della pratica compositiva.

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Weekly Recs | 2020/33-34

Senyawa & Stephen O’MalleyBima Sakti (iDEAL, 2020)

Lawrence English – Field Recordings from the Zone (Boomkat, 2020)

Sheriffs of Nothingness – An Autumn Night at the Crooked Forest – Four fireplaces (in reality only one) (Sofa Music, 2020)

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Weekly Recs | 2020/13

Giulio Aldinucci – Shards of Distant Times (Karlrecords, 2020)

♢ [v.a.] See You at Ftarri (Meenna, 2020)

Max de Wardener – Music for Detuned Pianos (Village Green, 2020)

Jen Hill & Claire Rousay – Alcohol (Heavy Mess, 2020)

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