Old Heaven Books, 2020
experimental, noise, free impro

(ENGLISH TEXT BELOW)
In un’epoca in cui l’avanguardia e la sperimentazione sembrano insiemi di propaggini caotiche, miriadi di discepoli e pochi veri maestri, Keiji Haino si mantiene un fulcro costante e incrollabile, benché itinerante tra numerosi progetti e collaborazioni ad ampio raggio. Anche i sempre più frequenti interventi in situazioni collettive, d’altronde, finiscono sempre per diventare qualcosa di essenzialmente suo, affiancato puntualmente da comprimari di tutto rispetto – tra i più recenti e meritevoli bisogna menzionare i SUMAC di Aaron Turner, il collettivo free-jazz Konstrukt e la consolidata triade con Jim O’Rourke e Oren Ambarchi.
Mancava invece da qualche tempo l’Haino “solitario”, pienamente autoriferito come nei leggendari esordi degli anni 80: pur trattandosi di una registrazione live, The Meaning of Blackness è considerata dal suo autore come un’opera compiuta e a sé stante, ribadendo che anche una performance – più o meno improvvisata che sia – è a pieno titolo un atto volontario di composizione.