Beliah / Heilbron / Majkowski / Shirley – Bertrand Denzler: Low Strings

Confront, 2023
drone, microtonal


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Circa dalla metà degli anni novanta e sino a tempi ancora recenti, le varie estetiche riconducibili alla drone music sono state perlopiù votate a suggerire un immaginario cinematico, espressionistico, utilizzando l’estensione temporale come un’enorme tela pittorica. Un cambio di paradigma, oltre che di mezzi, si è reso vieppiù necessario col maturare di una consapevolezza che, instillata dall’onda lunga delle avanguardie novecentesche, ha finito per affascinare le nuove generazioni di musicisti sperimentali: ovvero che la materia sonora è in grado di scolpire il tempo, plasmarlo a propria somiglianza e dunque modificarne la percezione, se non addirittura l’essenza.

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Liza Lim – Annunciation Triptych

Emily Hindrichs, WDR Sinfonieorchester Köln, Cristian Măcelaru

Kairos, 2023
contemporary classical


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Da sempre la natura ineffabile, essenzialmente inconoscibile della musica ci spinge ad associarla alle realtà visibili, a un immaginario che sia anche solo vagamente riconducibile a esperienze sensoriali ed emotive meno fatue. Nel tempo ciò ha fatto sì che si perpetuasse l’illusione di una capacità descrittiva intrinseca all’elemento musicale, un potere di suggestione tale da configurarlo quasi come una diretta estensione del mondo fisico, della natura e della storia umana. Chiunque rifiuti di assecondare questo ordine prestabilito, senza con ciò rifugiarsi in una stolida incomunicabilità, si pone al servizio di un’espressività “assoluta” oggi più che mai necessaria, restituendo alla materia sonora le sue incondizionate qualità originarie.

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Spektral Quartet, Julia Holter, Alex Temple – Behind the Wallpaper

New Amsterdam, 2023
modern classical, songwriter


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Non so dire con certezza se ci sia effettivamente stato, ormai una quindicina di anni fa, un periodo d’oro nel corso del quale la musica indie seppe mettere a frutto un certo qual afflato neoclassico, una raffinata indole cameristica che già oggi tende ad apparire un poco démodée. So per certo che alcuni di quegli episodici album furono la delizia del tardo adolescente che ero, un’oasi idilliaca nel pieno disorientamento esistenziale, e oggi una nostalgia che non sapevo di avere – quantomeno prima di ascoltare Behind the Wallpaper.

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Richard Beaudoin – Digital Memory and the Archive

New Focus, 2023
contemporary classical


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In maniera analoga alle forme della narrazione e alle arti visive, esistono diversi, intriganti modi di imbastire un discorso meta-musicale, ovvero di far sì che la musica si sviluppi a partire dal suo stesso ragionare su di sé. Da un punto di vista strettamente tecnico, l’avvento della registrazione audio è stato il primo infingimento – nonché il più longevo e pervasivo – per mezzo del quale la musica è divenuta altro da sé, si è fatta materia e nel contempo lingua morta, tradendo la propria natura effimera e ineffabile. La stragrande maggioranza di queste incisioni ha rappresentato il nostro unico contatto (letteralmente mediato) con certe musiche, assurgendo in certi casi al rango di preziosi, insostituibili feticci.

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Romance & Dean Hurley – River of Dreams

Ecstatic, 2023
ambient, tape music


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Nostalgia di vite mai vissute, inquietudine di storie mai raccontate. E quel volto angelico di ragazza incorniciato dal velo di un sonno tanto placido quanto, forse, eterno. Lontano nel tempo e nello spazio, ben oltre le gelide sponde del lago di Twin Peaks, risiedono le voci di questa musica estranea e familiare, custodia di misteri seducenti ancorché impenetrabili. Il fruscio dei nastri magnetici è l’unica, sottile linea di demarcazione fra la realtà tangibile e il dominio onirico, una soglia in prossimità della quale non si sa a cosa credere, nulla c’è di vero e tutto è verosimile.

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