Germaine Sijstermans / Koen Nutters / Reinier van Houdt – Circles, Reeds, and Memories

Elsewhere, 2023
experimental, contemporary classical


(ENGLISH TEXT BELOW)

‘Coltivare insieme la solitudine’: un po’ troppo melenso, come titolo per una pubblicazione di questo profilo, ma se fossi costretto alla più estrema sintesi verbale lo sceglierei senz’altro, nel vano tentativo di racchiudervi le sfuggenti, inesprimibili malinconie suscitate da questo trio/trittico. Un raro incontro dal vivo, e tutto olandese, tra figure di rilievo della sperimentazione musicale ad ampio raggio: Germaine Sijstermans, Koen Nutters e Reinier van Houdt sono tutti già apparsi a vario titolo nel ricco catalogo Elsewhere, ma più di altre questa registrazione pare risplendere dell’aura tipica di un evento senza possibilità di replica, quello stato di grazia che non nasce premeditato bensì sorge poco a poco, inintenzionalmente, dall’esercizio della massima dedizione performativa.

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Lizzy Welsh – The Target Has Disappeared

Discreet Editions, 2023
contemporary classical


(ENGLISH TEXT BELOW)

La tecnica settecentesca del bariolage nasceva da una pura necessità, ovvero creare un effetto di accompagnamento ai virtuosismi di uno strumentista d’archi solista: ma nella sua frenetica, ancorché aggraziata, gestualità ondeggiante si annidava già il seme di una poetica tutta nuova, affrancata dalla grammatica dell’intonazione naturale per avvicinare, in apparenza, le segrete armonie della natura stessa – o tutt’al più di un suo simulacro idealizzato. È dunque di volo, come nei “Tre notturni brillanti” di Salvatore Sciarrino, che entra in gioco il violino barocco di Lizzy Welsh, unendo corpo e suono nel libero, inafferrabile battito d’ali della “Chaconne” (2022) tratta dal ciclo ‘Outlines’ di Alexander Garsden.

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Jürg Frey – Continuité, fragilité, résonance

Quatuor Bozzini / Konus Quartett

Elsewhere, 2023
contemporary classical, reductionism


(ENGLISH TEXT BELOW)

Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad facies

1 Corinzi 13,12

È risaputo che la statura di ‘classico’ non venga decretata mai in tempo reale ma soltanto a posteriori, talvolta con giudizi diametralmente opposti alla fortuna ottenuta dall’autore nel corso della sua vita. Inutile fare scommesse in tal senso, poiché a nessuno è dato di sapere chi, tra mezzo secolo, sarà elevato alle glorie dell’arte e chi, per un motivo o per l’altro, cadrà nell’oblio della storia. In apparenza, dunque, non vi sarebbe alcuna giustificazione nel conferire una simile onorificenza a un outsider consapevole e adamantino come Jürg Frey, se non fosse per l’abnegazione con la quale ha perseguito – e oramai raggiunto – la cristallizzazione di un’estetica riduzionista che mira all’essenza ineffabile della musica, non trovando ragion d’essere altro che in se stessa.

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Liza Lim – Annunciation Triptych

Emily Hindrichs, WDR Sinfonieorchester Köln, Cristian Măcelaru

Kairos, 2023
contemporary classical


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Da sempre la natura ineffabile, essenzialmente inconoscibile della musica ci spinge ad associarla alle realtà visibili, a un immaginario che sia anche solo vagamente riconducibile a esperienze sensoriali ed emotive meno fatue. Nel tempo ciò ha fatto sì che si perpetuasse l’illusione di una capacità descrittiva intrinseca all’elemento musicale, un potere di suggestione tale da configurarlo quasi come una diretta estensione del mondo fisico, della natura e della storia umana. Chiunque rifiuti di assecondare questo ordine prestabilito, senza con ciò rifugiarsi in una stolida incomunicabilità, si pone al servizio di un’espressività “assoluta” oggi più che mai necessaria, restituendo alla materia sonora le sue incondizionate qualità originarie.

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Richard Beaudoin – Digital Memory and the Archive

New Focus, 2023
contemporary classical


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In maniera analoga alle forme della narrazione e alle arti visive, esistono diversi, intriganti modi di imbastire un discorso meta-musicale, ovvero di far sì che la musica si sviluppi a partire dal suo stesso ragionare su di sé. Da un punto di vista strettamente tecnico, l’avvento della registrazione audio è stato il primo infingimento – nonché il più longevo e pervasivo – per mezzo del quale la musica è divenuta altro da sé, si è fatta materia e nel contempo lingua morta, tradendo la propria natura effimera e ineffabile. La stragrande maggioranza di queste incisioni ha rappresentato il nostro unico contatto (letteralmente mediato) con certe musiche, assurgendo in certi casi al rango di preziosi, insostituibili feticci.

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