Lizzy Welsh – The Target Has Disappeared

Discreet Editions, 2023
contemporary classical


(ENGLISH TEXT BELOW)

La tecnica settecentesca del bariolage nasceva da una pura necessità, ovvero creare un effetto di accompagnamento ai virtuosismi di uno strumentista d’archi solista: ma nella sua frenetica, ancorché aggraziata, gestualità ondeggiante si annidava già il seme di una poetica tutta nuova, affrancata dalla grammatica dell’intonazione naturale per avvicinare, in apparenza, le segrete armonie della natura stessa – o tutt’al più di un suo simulacro idealizzato. È dunque di volo, come nei “Tre notturni brillanti” di Salvatore Sciarrino, che entra in gioco il violino barocco di Lizzy Welsh, unendo corpo e suono nel libero, inafferrabile battito d’ali della “Chaconne” (2022) tratta dal ciclo ‘Outlines’ di Alexander Garsden.


L’impegno della compositrice e interprete australiana si pone in perfetto connubio con la mission dell’etichetta svizzera Discreet Editions: creare un legame vivo, non pretestuoso, fra tradizione e contemporaneità, valorizzando l’opera di giovani musicisti capaci di dialogare fruttuosamente con le forme e gli strumenti di un passato remoto o addirittura obliato. Perciò anche i tre brani di questo singolare recital eludono la loro contingenza storica e prendono dimora in un tempo sospeso, né arcaico né del tutto attuale.
A tal fine risulta sempre cruciale la sostanziale rinuncia al vibrato – fra i tratti più canonici e caratterizzanti della classicità –, lasciando che tra le note intenzionali affiorino minute scintille di suono residuale, dissonanze cangianti che appartengono soltanto all’istante transitorio, e che nessuna partitura, per quanto dettagliata e anticonvenzionale, potrà mai trascrivere nella propria lingua immota.

Così, per gradi di separazione crescenti, il repertorio commissionato da Welsh va astraendo l’immagine riconoscibile del violino e lo consegna a un dominio espressivo liminale: una destilizzazione già estrema nel largo desolato di Samuel Smith (“archive”, 2018) – gioco d’ombre e accenti repentini sulla nuda parete di un silenzio appena risonante – e che giunge al suo esito più radicale con la titolare “The Target Has Disappeared” (2018) di Natasha Anderson, per violino e traccia elettronica: memore del lirismo oggettivante del tardo Alvin Lucier (“So You… (Hermes, Orpheus, Eurydice)”), la suite si dispiega tra le volute di un’armonia incerta e variamente “aumentata”, dalle riverberanti tonalità di percussioni sintetiche al flebile raddoppio offerto dalla voce senza parole di Welsh; un atto unico che è drammaturgia dell’impermanenza ma anche, nella seconda metà, l’estasi di un raccoglimento trasfigurante, fine ultimo (e talvolta unico) di una sempre crescente porzione della nuova musica da camera.

Ecco allora che il violino barocco abbandona la sua connotazione d’epoca e si inscrive nelle trame di un flusso temporale assoluto, grazie alle sensibilità complementari degli autori e della loro eccellente interprete, le cui pratiche di “avanguardia filologica” dimostrano quanto potenziale ancora inattinto si celi all’interno di strumenti d’ascendenza plurisecolare.


The eighteenth-century technique of bariolage was born out of pure necessity, that is, to create an accompanying effect to the virtuosity of a solo string player: but in its frenetic, yet graceful, swaying gesturality already nested the seed of an entirely new poetics, freed from the grammar of natural intonation to approach, in appearance, the secret harmonies of nature itself – or at most an idealised simulacrum of it. It is therefore di volo [in flight], as in Salvatore Sciarrino’s “Tre notturni brillanti”, that Lizzy Welsh’s baroque violin comes into play, uniting body and sound in the free, elusive beating of wings of the “Chaconne” (2022) from Alexander Garsden’s ‘Outlines’ cycle.

The commitment of the Australian composer and performer is in perfect harmony with the mission of Swiss label Discreet Editions: to create a living, unpretentious link between tradition and contemporaneity, enhancing the work of young musicians capable of fruitful dialogue with the forms and instruments of a remote or even forgotten past. Therefore, also the three pieces of this singular recital elude their historical contingency and take up residence in a suspended time, neither archaic nor entirely contemporary.
To this end, the substantial renunciation of vibrato – one of the most canonical and characterizing traits of classicism – is always crucial, allowing minute sparks of residual sound to emerge among the intentional notes, iridescent dissonances that belong only to the transitory instant, and that no score, no matter how detailed and unconventional, will ever be able to transcribe into its own motionless language.

Thus, by increasing degrees of separation, the repertoire commissioned by Welsh abstracts the recognisable image of the violin and consigns it to a liminal expressive domain: a destylisation already extreme in Samuel Smith’s largo desolato (“archive”, 2018) – a play of shadows and abrupt accents on the bare wall of a barely resonant silence – and which reaches its most radical outcome with Natasha Anderson’s titular “The Target Has Disappeared” (2018) for violin and electronic playback: mindful of the objectivising lyricism of later Alvin Lucier (“So You… (Hermes, Orpheus, Eurydice)”), the suite unfolds among the volutes of an uncertain and variously “augmented” harmony, from the reverberating tones of synthetic percussion to the faint doubling offered by Welsh’s wordless voice; a one-act play that is a dramaturgy of impermanence but also, in the second half, the ecstasy of a transfiguring recollection, the ultimate (and sometimes only) aim of an ever-growing portion of new chamber music.

Thus, the baroque violin abandons its period connotation and becomes part of an absolute temporal flow, thanks to the complementary sensitivities of the composers and their excellent performer, whose “philological avant-garde” practices demonstrate how much untapped potential is concealed within instruments of centuries-old ancestry.

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