Archon – Works for violin, percussion, and machine learning environment

Marek Poliks • Roberto Alonso

NEOS, 2023
generative music, avantgarde


(ENGLISH TEXT BELOW)

Sulle prime poteva sembrare una mera curiosità, un passatempo destinato come tanti altri a un rapido oblio, e invece era una sinistra profezia. Sono trascorsi appena un paio di anni da quando le app di intelligenza artificiale furono rese di dominio pubblico, offrendo alla comunità di Internet l’opportunità di mescolare input verbali attraverso i quali “ispirare” immagini poi generate autonomamente da un software.
Nel giro di poco lo zeitgeist informatico è divenuto anche quello estetico: Midjourney e Stable Diffusion sono, per certi versi, gli “artisti” visivi più originali e talentuosi attualmente in circolazione, laddove le avanguardie umane sembrano aver dato fondo alle proprie risorse e ripiegato sull’usato sicuro, spesso un manierismo della provocazione che gratifica soltanto gli stakeholders di un degenere mercato del gusto.

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Marco Baldini – Vesperi

Another Timbre, 2023
contemporary classical, chamber music


(ENGLISH TEXT BELOW)

Tra le partiture del nuovo riduzionismo sembra spirare l’eco di un adagio talmente antico da risiedere fuori dal tempo, da ancor prima che la musica fosse musica. Si può davvero, dunque, parlare di un semplice “ritorno all’ordine”, o peggio di manierismo, una volta raggiunto l’innegabile punto di saturazione susseguente alle avanguardie del Novecento? La risolutezza e l’intensità d’animo con cui certa composizione contemporanea ha riscoperto e perseguito le vie della quiete formale ci parla, anzi, di una chiara volontà di rinnovamento espressivo, con ciò svelando un potenziale che la musica pre-moderna, pur contenendolo in nuce, non trovò terreno fertile a sufficienza per far fruttare.

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Alvin Lucier – Swing Bridge; Sizzles

Australian Art Orchestra
Austin Buckett

Mode, 2023
experimental, microtonal


(ENGLISH TEXT BELOW)

Una mente generosa, inventrice di un’arte priva di autoreferenzialità e finanche di stile, se non quello che la realtà fenomenica e gli oggetti-strumenti, le cui voci segrete furono rivelate dall’orecchio sensibile di Alvin Lucier, conferiscono in maniera sempre diversa a ciascuna performance – “No ideas but in things”, citando il titolo del documentario biografico dedicato al decano statunitense. In termini assoluti, egli non ha fatto altro che accostarsi al suono come avrebbe fatto il primo antenato dell’uomo, in maniera interrogativa, reverenziale, e al contempo disposta allo stupore; in termini relativi, ovvero strettamente musicali, niente di meno che una rivoluzione copernicana.

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