Alvin Lucier – Swing Bridge; Sizzles

Australian Art Orchestra
Austin Buckett

Mode, 2023
experimental, microtonal


(ENGLISH TEXT BELOW)

Una mente generosa, inventrice di un’arte priva di autoreferenzialità e finanche di stile, se non quello che la realtà fenomenica e gli oggetti-strumenti, le cui voci segrete furono rivelate dall’orecchio sensibile di Alvin Lucier, conferiscono in maniera sempre diversa a ciascuna performance – “No ideas but in things”, citando il titolo del documentario biografico dedicato al decano statunitense. In termini assoluti, egli non ha fatto altro che accostarsi al suono come avrebbe fatto il primo antenato dell’uomo, in maniera interrogativa, reverenziale, e al contempo disposta allo stupore; in termini relativi, ovvero strettamente musicali, niente di meno che una rivoluzione copernicana.

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Horatiu Radulescu – Plasmatic Music, Vol. 1

Mode, 2022
contemporary classical, spectralism


(ENGLISH TEXT BELOW)

L’establishment della Neue Musik ha tenuto a distinguere piuttosto nettamente l’apporto – pur sempre rivoluzionario – degli spettralisti francesi da quello dell’altrettanto idiosincratica ma ancor più distintiva corrente rumena, banalizzando la questione in un’apparente dicotomia tra “scienziati” e “mistici”, tra pragmatismo e spiritualità. Il tempo, assieme a numerosi studi accademici, ha dimostrato non soltanto che le due tendenze furono sostanzialmente complementari, ma che la seconda racchiudeva in potenza tutto ciò che le avanguardie “colte”, oggi più che mai, continuano a investigare tra le pieghe del suono acustico, tutt’altro che esausto nel disvelamento delle sue proprietà fondamentali.

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Bernard Parmegiani – Stries

[Broeckaert / Berweck / Lorenz]

Mode, 2021
electroacoustic

(ENGLISH TEXT BELOW)

Si tende a identificare i pionieri della musica elettronica del Novecento come creatori reclusi in studio, artefici di opere fissate su nastro e grossomodo riproducibili in maniera sempre uguale, se non per i caratteri specifici del sistema di diffusione adottato. Soltanto chi si dedica attivamente all’interpretazione acusmatica di queste ultime può rivelarci che dietro di esse, in effetti, si celano autentiche e meticolose partiture, gruppi di tracce da orchestrare con estrema attenzione alla spazialità e alla messa in risalto di ciascun dettaglio sonoro.

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Roger Reynolds at 85, Vol. 1 – String Quartets: FLiGHT; not forgotten

JACK Quartet

Mode Records, 2020
contemporary classical

(ENGLISH TEXT BELOW)

Possiamo ancora contare su Brian Brandt e la sua Mode Records per ricorrenze come questa: il compositore americano Roger Reynolds (*1934) compie 85 anni e perciò gli saranno dedicati due album monografici, il primo dei quali riprende le fila della sua produzione per quartetto d’archi – organico che ha rappresentato il “barometro” del passaggio dal classico al moderno e infine al contemporaneo.
Ma benché si tratti ancora oggi di un autore relativamente poco documentato a livello discografico, anni addietro non era mancato un doppio volume a suo nome nella comprensiva e imprescindibile serie a marchio Naïve/Montaigne dedicata al vasto repertorio del quartetto Arditti, committente e/o dedicatario di diversi brani inclusi nella raccolta. In questa nuova pubblicazione celebrativa, invece, viene ceduto il passo all’ugualmente prestigioso JACK Quartet per l’interpretazione di due opere più recenti, registrate sotto la supervisione dello stesso Reynolds.

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Thomas Meadowcroft – Percussion Works

Speak Percussion

Mode Records, 2020
contemporary classical

(ENGLISH TEXT BELOW)

Postmoderno è scrivere un quartetto d’archi come se fosse destinato a un ensemble di percussionisti, e viceversa. Ma in fondo tanti autori contemporanei non hanno fatto altro che liberare il potenziale inespresso degli strumenti classici, e in particolare quelli ritenuti “secondari” sino al tramonto dell’epoca romantica.
Le barriere demolite dall’orecchio “assoluto” di John Cage – egli stesso autore di pionieristici brani per percussioni – sono state solo il preludio a un processo di radicale reimmaginazione ancora in divenire, del quale l’australiano Thomas Meadowcroft (*1972) giunge ora a configurarsi come un promettente esponente.

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