Aviva Endean – Moths & Stars

Room40, 2022
electroacoustic


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Un titolo che sembra parafrasare il tardo opus magnum di Olivier Messiaen, “Des canyons aux étoiles…”, suggestiva metafora del soffio vitale e dell’incommensurabile spirito che abbraccia l’universo ad ogni suo livello, insito nei più microscopici ecosistemi come nella maestosità delle sfere celesti. Non ha una così vasta ambizione il secondo album della clarinettista sperimentale australiana Aviva Endean: eppure Moths & Stars riesce a rappresentare efficacemente il collasso, la simbiosi di spazi e tempi musicali tra loro distanti, la reale coesistenza di istanze percettive alle quali non è di per sé scontato prestare attenzione, ma che sarebbe del tutto impossibile incontrare in uno stesso frangente.

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Evgueni Galperine – Theory of Becoming

ECM, 2022
modern classical, electroacoustic


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Creare e suonare musica, incidere un disco, sono in fondo imprese che, con la condivisione della conoscenza e la tecnologia di cui disponiamo oggi, risultano alla portata di chiunque sia dotato di sufficiente immaginazione e perseveranza. Assai meno banale, invece, riuscire a trovare la propria voce individuale, un tratto inconfondibile, nella consapevolezza che nulla s’inventa di sana pianta e tutto, anzi, è rigenerazione di esperienze pregresse, predilezioni e memorie latenti.
Sin dalle battute iniziali del suo primo album di brani originali non destinati al cinema, è fuor di dubbio che Evgueni Galperine (*1974) sia figlio tanto del suo tempo quanto, in un certo senso, della storica etichetta che ha scelto di produrlo: ma Theory of Becoming è anche e soprattutto l’attestato di un raggiunto equilibrio fra le espressività predominanti della corrente modern classical e un approccio elettronico volto alla proiezione deformante, ipertrofica, di fonti acustiche nello spazio.

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Valerio Tricoli – Say Goodbye to the Wind

Shelter Press, 2022
electroacoustic


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Curioso pensare che all’alba della registrazione audio il nastro magnetico fosse tra i pochi sinonimi tecnologici di “memoria” e perpetuazione, mentre oggi, a fronte della transizione digitale, appare come materia del tutto obsoleta, fragile e a rischio di estinzione. Un concept reso quantomai pregnante dal ventennale capolavoro di William Basinski, ma che di lì in poi ha visto gradualmente risorgere, come la fenice dalle ceneri, il supporto analogico in quanto strumento di sperimentazione formale e, per certi versi, cifra poetica. In questo solco – tanto malagevole quanto ricco di potenziale inespresso – il sound artist palermitano Valerio Tricoli si è da subito distinto per il suo integralismo e per la coerenza del suo immaginario sinistramente evocativo.

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Iannis Xenakis – Electroacoustic Works

Karlrecords, 2022
electroacoustic, avantgarde

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In materia di archivi musicali storici, le questioni più immediate riguardano senz’altro la conservazione e la riedizione di molte incisioni sperimentali su nastro, siano esse d’importanza capitale o semplici “schegge”, propaggini di una ricerca collettiva rimasta sepolta dalle sabbie del tempo (pensiamo, ad esempio, all’encomiabile serie di ristampe INA-GRM sotto l’egida del compianto Peter Rehberg via Editions Mego). Ma è altrettanto evidente che, in alcune circostanze, l’intervento debba rendersi molto più specifico e accurato: è il caso delle seminali opere elettroniche di Iannis Xenakis, maestro del Novecento il quale si è votato alla progettazione di un universo sonoro generato e governato tanto dalle leggi della matematica quanto dalle forme complesse di un’architettura utopica.

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Félicia Atkinson & Jefre Cantu-Ledesma – Un hiver en plein été

Shelter Press, 2021
ambient, electroacoustic

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Un’isola di introspezione e immaginifico torpore al riparo dal caldo agostano: le atmosfere irreali di Un hiver en plein été si sposano decisamente meglio al mese di pubblicazione che a quello dell’effettiva realizzazione in studio, dove nel 2019 il consolidato duo di Félicia Atkinson e Jefre Cantu-Ledesma si è trovato per la prima volta a comporre i propri dialoghi in compresenza, dieci anni dopo l’incontro a San Francisco.
Un connubio artistico, il loro, che sin da principio ha inteso produrre objets mélancoliques (Comme un seul narcisse, 2016), manufatti musicali non identificabili al confine estremo con l’onirico (Limpid as the Solitudes, 2018): un atlante di paesaggi interiori dai contorni appena sfumati, con un basso grado di permeabilità verso placidi ecosistemi naturali, dettagli ravvicinati in cui i pensieri vocalizzati dalla sound artist francese sembrano ricalcare il sussurro degli elementi.

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