Marco Baldini – Vesperi

Another Timbre, 2023
contemporary classical, chamber music


(ENGLISH TEXT BELOW)

Tra le partiture del nuovo riduzionismo sembra spirare l’eco di un adagio talmente antico da risiedere fuori dal tempo, da ancor prima che la musica fosse musica. Si può davvero, dunque, parlare di un semplice “ritorno all’ordine”, o peggio di manierismo, una volta raggiunto l’innegabile punto di saturazione susseguente alle avanguardie del Novecento? La risolutezza e l’intensità d’animo con cui certa composizione contemporanea ha riscoperto e perseguito le vie della quiete formale ci parla, anzi, di una chiara volontà di rinnovamento espressivo, con ciò svelando un potenziale che la musica pre-moderna, pur contenendolo in nuce, non trovò terreno fertile a sufficienza per far fruttare.

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Quatuor Bozzini – Éliane Radigue: Occam Delta XV

Collection QB, 2023
drone, microtonal


(ENGLISH TEXT BELOW)

Le numerose e articolate declinazioni strumentali confluite nella serie ‘Occam Ocean’ rappresentano l’inesausto esercizio di un perpetuo divenire sonoro, della sua incarnazione sino al sopraggiungere di un illuminato oblio. In assenza di partiture fissate su carta, l’interprete ne diviene il custode tanto quanto, e forse ancor più dell’ideatrice originaria, l’agente e il medium di una visione che si dà soltanto nella fragile transitorietà del tempo presente.
Ha dunque un’importanza relativa che “Occam Delta XV” (2018) sia di fatto il primo quartetto d’archi nel catalogo di Éliane Radigue, poiché in tale contesto l’ordine gerarchico d’ascendenza classica – dal solista all’orchestra – si appiana ed assolutizza in un canto la cui profondità non dipende dal dispiego strumentale ma dalla rigorosa disciplina, sia tecnica che mentale, cui Radigue ha infallibilmente condotto ciascuno dei suoi collaboratori.

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Stephan Micus – Thunder

ECM, 2023
avant-folk


(ENGLISH TEXT BELOW)

Se per i progenitori dell’uomo il Sole è stata la prima e più ovvia manifestazione di una divinità suprema, il tuono avrà invece simboleggiato la sua ira, il flagrante potere di ritrattare la propria benevolenza e di scatenare il caos tra i viventi. Fu poi la mitologia greca a introdurre la figura di Pan, nume silvano che per diletto spaventava i viandanti con ululati tali da scuotere le fronde dei boschi – di qui l’aggettivo panico.
Molti altri culti pagani dell’antichità sono rimasti strettamente legati alla natura e ai suoi elementi, nell’oggettivo riconoscimento di una legge universale cui l’umanità, in ultima istanza, non può fare altro che arrendersi. A questa longeva e ineffabile sovranità sembra rifarsi, una volta di più, l’eccentrica ispirazione musicale di Stephan Micus, tra le firme più rappresentative del prestigioso catalogo ECM sin dai tardi anni settanta.

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Kali Malone – Does Spring Hide Its Joy

featuring Stephen O’Malley & Lucy Railton

Ideologic Organ, 2023
drone


(ENGLISH TEXT BELOW)

Tra le file della sperimentazione contemporanea, il necessario e pressoché unanime ritorno alla musica “suonata” è andato di pari passo con l’affermazione di espressività che non fanno più capo a un’autorialità ristretta – la dicotomia compositore/interprete d’ascendenza classica –, ma sembrano piuttosto rientrare nel quadro di una grande opera collettiva, un unisono di forme e intenti nella cui pluralità di voci nessun tratto individuale risulta mai preponderante, ogni elemento concorre alla definizione di un suono che, almeno in apparenza, arrivi ad assumere una vita propria.

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Alvin Lucier – Swing Bridge; Sizzles

Australian Art Orchestra
Austin Buckett

Mode, 2023
experimental, microtonal


(ENGLISH TEXT BELOW)

Una mente generosa, inventrice di un’arte priva di autoreferenzialità e finanche di stile, se non quello che la realtà fenomenica e gli oggetti-strumenti, le cui voci segrete furono rivelate dall’orecchio sensibile di Alvin Lucier, conferiscono in maniera sempre diversa a ciascuna performance – “No ideas but in things”, citando il titolo del documentario biografico dedicato al decano statunitense. In termini assoluti, egli non ha fatto altro che accostarsi al suono come avrebbe fatto il primo antenato dell’uomo, in maniera interrogativa, reverenziale, e al contempo disposta allo stupore; in termini relativi, ovvero strettamente musicali, niente di meno che una rivoluzione copernicana.

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