Adrián Demoč – Sen

Discreet Editions, 2021
contemporary classical, reductionism

(ENGLISH TEXT BELOW)

Tutto ciò che ci rappresenta l’antichità, ogni singola testimonianza visiva precedente all’età contemporanea è a noi pervenuta come un fermo immagine: una pittura rupestre, un affresco, un codice miniato o un bozzetto – superfici immote nelle quali è racchiuso il sapere che, evolvendosi nei secoli, ci ha condotti sino all’oggi. Ma pur sapendo che la storia del mondo non mai ha avuto alcunché di statico, è proprio così che continuo a figurarmi le innumerevoli discendenze che simbolicamente popolano quei documenti, un’umanità come cristallizzata in un tempo prima del Tempo. In queste stesse rappresentazioni sembra regnare, se non un silenzio compìto e sacrale, un’armonia aurea, imperturbabile, precedente a qualsiasi stilizzazione individuale; una musica ancora attinente alle Muse, rievocata con rigore e sensibilità dall’illuminato compositore slovacco Adrián Demoč.

Leggi tutto / read more

Johan Lindvall – Two trios

Johan Lindvall, Fredrik Rasten, Derek Shirley

INSUB, 2021
contemporary classical, reductionism

(ENGLISH TEXT BELOW)

Nasceva dalle ceneri della New York School, sul finire del secolo scorso, una musica come rifugio del tempo e nel tempo, sospesa tra oggettivazione tonale e tiepido lirismo armonico. Un’estetica ereditata dai tardi John Cage e Morton Feldman ma ulteriormente raffinata dalle avanguardie radicali d’Europa, afferenti – soprattutto ma non esclusivamente – al collettivo Wandelweiser. Tali propaggini hanno finito per mescolarsi alle varie espressioni di un già evidente e trasversale “ritorno all’ordine”, spingendo il minimalismo di nuova generazione fino alle soglie del riduzionismo.
Anche in un panorama fervido ed eclettico come quello scandinavo hanno cominciato a spuntare i germogli di questa ritrovata essenzialità: se ne fa portavoce, una volta di più, la lodevole etichetta svizzera INSUB. con due inediti trio acustici composti dal pianista d’origine svedese Johan Lindvall, affiancato dalla chitarra di Fredrik Rasten e dal violoncello del canadese Derek Shirley.

Leggi tutto / read more

John Cage – Number Pieces

Apartment House

Another Timbre, 2021
contemporary classical

(ENGLISH TEXT BELOW)

Facendo di necessità non soltanto virtù, ma finanche progresso, nei suoi ultimi anni di vita e di produzione musicale il maestro “spartiacque” del Novecento inventava il riduzionismo. È questa, in estrema sintesi, la storia dei cosiddetti ‘number pieces’, destinati al soddisfacimento delle sempre più copiose commissioni che John Cage ricevette tra i decenni ottanta e novanta, quando l’epoca del gran rifiuto e degli scandali – sia sul fronte accademico che su quello del pubblico borghese – si andava assopendo e il maestro americano veniva finalmente (e universalmente) riconosciuto in quanto tale.

Leggi tutto / read more

Jürg Frey – I Listened to the Wind Again

Louth Contemporary Music Society, 2021
contemporary classical, reductionism

(ENGLISH TEXT BELOW)

Che si tratti degli elementi naturali, del tratto elusivo di una natura morta dipinta, o di una pagina di poesia bucolica, il linguaggio compositivo di Jürg Frey non sembra poter fare a meno di dialogare con l’ineffabile e l’impalpabile, ricercando una mimesi che talvolta ne sfiora l’apparenza, quasi sempre l’essenza profonda e nascosta. Si possono così discernere le due principali declinazioni della sua estetica: da un lato, l’anelito al presque rien come sede di un’espressività ai minimi termini, pre-musicale (l’âme est sans retenue I, 120 Pieces of Sound); dall’altro, la fioritura lirica ispirata alla superficie pittorica e alla parola scritta, trasposizioni metafisiche dell’esperienza sensibile e del vissuto interiore (Grizzana and Other Pieces 2009-2014, Collection Gustave Roud).

Leggi tutto / read more

Anastassis Philippakopoulos / Jürg Frey – Wind and Light

elsewhere, 2021
contemporary classical, reductionism

(ENGLISH TEXT BELOW)

Itaca. Nella notte, il canto di Penelope si confonde con quello di sirene che nuotano lungo altre sponde lontane: è l’eco di un viaggio mai intrapreso, sepolta nella memoria mitologica del Mediterraneo. Un mare di suoni muti, non suscitati, da sempre presenti e dunque percepiti come un silenzio. Ecco, forse, il senso nascosto negli spazi bianchi – mai vuoti – delle partiture di Anastassis Philippakopoulos, quintessenza dell’estetica riduzionista facente capo al collettivo Wandelweiser. Con lui un altro dei suoi esponenti paradigmatici, il maestro svizzero Jürg Frey, recatosi in terra ellenica nel 2016 per incidere i brani solisti composti dal comprimario ateniese, la cui limpida notazione è nel tempo divenuta tutt’uno con l’orizzonte, frazionamento dell’ideale continuità tra la distesa d’acqua e il cielo.

Leggi tutto / read more