Michael Pisaro-Liu – Revolution Shuffle

Erstwhile, 2021
sound art

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Due secoli fa ne avrebbero scritto un’opera lirica in tre atti, con numeri di grande enfasi canora e orchestrale; dalle avanguardie in poi, uno spettacolo multidisciplinare che fondesse epoche e culture distanti tra loro, mitologia greca e guerriglia metropolitana. Ma una volta spremuti anche i linguaggi della postmodernità, come si può rappresentare la rivoluzione? E ancora: è possibile assumere in merito una posizione di distacco critico, lasciando che sia soltanto il simulacro sonoro della realtà a farsi narratore (presuntivamente) imparziale?

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Keith Rowe – Absence

Erstwhile, 2021
eai

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Invitato dal sassofonista Christian Kobi all’edizione 2015 del festival »zoom in«, a Berna, Keith Rowe ha tenuto questa breve performance, oggi edita da Erstwhile con il titolo Absence, alcuni mesi prima di ultimare The Room Extended (2016), accolto sin dall’uscita come il suo testamento artistico ed espressivo. Ma nonostante le circostanze e le durate tra loro imparagonabili – poco più di mezz’ora di registrazione dal vivo contro le quattro ore abbondanti dell’opus magnum concepito in studio – risulta evidente come entrambi i “momenti” scaturiscano da un’amara consapevolezza che giunge a caratterizzarli in quanto definitivi, idealmente senza via di ritorno.

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Choi Joonyong / Jin Sangtae – Hole in My Head

Erstwhile, 2020
eai, sound art

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Gli unici veri non-luoghi sono quelli della mente: ma riuscire a conferirvi una forma tangibile non sempre equivale al delineamento di un paesaggio equilibrato, pittoricamente appagante, né tantomeno ne risolve il mistero interiore dal quale ha avuto origine. Nella creazione di un documento audio, persino il più semplice accadimento sonoro deriva da un’idea e da un gesto, fosse anche soltanto premere il pulsante di registrazione: ed è proprio il gesto – manifesto, dissimulato, occultato, mediato – il protagonista assoluto della libera esplorazione condotta dai sound artist sudcoreani Choi Joonyong e Jin Sangtae nella loro ultima collaborazione sotto l’egida di Erstwhile Records, dopo vent’anni di attività ancora stabile nel presidiare i territori della più radicale alterità espressiva.

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Toshiya Tsunoda ‎– Extract From Field Recording Archive

Erstwhile, 2019
field recordings, experimental

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Ciò che da oltre vent’anni contraddistingue la ricerca di Toshiya Tsunoda sul suono naturale è il virtuoso perseguimento di una via mediana tra la sua pura documentazione e la ricomposizione a partire dallo stesso. Nell’arte del field recording, infatti, si possono individuare per approssimazione due estremi: uno più prettamente “ecologico” o descrittivo, cui ad esempio fanno storicamente capo gli interventi di Chris Watson e Éric La Casa; un altro, invece, ascrivibile al dominio della sound art astratta, rappresentato in particolar modo dalle numerose suite “untitled” del Francisco López maturo, sequenze e collazioni di fonti le cui sembianze vengono drasticamente manipolate e stravolte.
Nel mezzo, dicevamo, trovano spazio le registrazioni al confine col microsound di Tsunoda, come anche del pioniere americano Alvin Lucier e di Steve Roden, molte volte non riconducibili alla sorgente acustica che riproducono, andando così a rivelare un mondo “ulteriore” e potenziale all’interno di quello esistente, senza mai praticare artifici atti a discostarsene. 

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Keith Rowe / Michael Pisaro – 13 Thirteen

Erstwhile, 2017
eai

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Ci è quasi impossibile immaginare un’esistenza al di là del bene e del male, spersonalizzata e libera da connotazioni positive o negative: sarebbe necessaria una totale immobilità, qualcosa di più prossimo alla non-esistenza, per non dare più adito alla significazione che permea ogni aspetto della nostra esperienza sensibile.
Seguendo strade piuttosto diverse, l’inglese Keith Rowe e l’americano Michael Pisaro hanno a lungo ricercato un netto distacco dalle forme precostituite: l’uno gettando le fondamenta della free impro assieme all’AMM, “disimparando” l’approccio alla chitarra stendendola in orizzontale; l’altro partendo dalla lezione cageana per dare forma, assieme ai compositori del collettivo Wandelweiser, a un’estetica para-musicale che fa uso del silenzio come (a)cromia pura e primaria della tavolozza.

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