Erstwhile, 2019
field recordings, experimental

(ENGLISH TEXT BELOW)
Ciò che da oltre vent’anni contraddistingue la ricerca di Toshiya Tsunoda sul suono naturale è il virtuoso perseguimento di una via mediana tra la sua pura documentazione e la ricomposizione a partire dallo stesso. Nell’arte del field recording, infatti, si possono individuare per approssimazione due estremi: uno più prettamente “ecologico” o descrittivo, cui ad esempio fanno storicamente capo gli interventi di Chris Watson e Éric La Casa; un altro, invece, ascrivibile al dominio della sound art astratta, rappresentato in particolar modo dalle numerose suite “untitled” del Francisco López maturo, sequenze e collazioni di fonti le cui sembianze vengono drasticamente manipolate e stravolte.
Nel mezzo, dicevamo, trovano spazio le registrazioni al confine col microsound di Tsunoda, come anche del pioniere americano Alvin Lucier e di Steve Roden, molte volte non riconducibili alla sorgente acustica che riproducono, andando così a rivelare un mondo “ulteriore” e potenziale all’interno di quello esistente, senza mai praticare artifici atti a discostarsene.