Keith Rowe – Absence

Erstwhile, 2021
eai

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Invitato dal sassofonista Christian Kobi all’edizione 2015 del festival »zoom in«, a Berna, Keith Rowe ha tenuto questa breve performance, oggi edita da Erstwhile con il titolo Absence, alcuni mesi prima di ultimare The Room Extended (2016), accolto sin dall’uscita come il suo testamento artistico ed espressivo. Ma nonostante le circostanze e le durate tra loro imparagonabili – poco più di mezz’ora di registrazione dal vivo contro le quattro ore abbondanti dell’opus magnum concepito in studio – risulta evidente come entrambi i “momenti” scaturiscano da un’amara consapevolezza che giunge a caratterizzarli in quanto definitivi, idealmente senza via di ritorno.

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Bertrand Gauguet / John Tilbury – Contre-Courbes

Akousis, 2021
free impro

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Con quale spirito si può tentare di instaurare un legame creativo tra generazioni e ascendenze stilistiche distanti nel tempo? Da dove si comincia a immaginare e intravedere un comune orizzonte espressivo? Potrebbe sembrare relativamente facile accostarsi e allinearsi a una filosofia improvvisativa (in verità assai prossima a un credo religioso) che non contempla prove preliminari e che si affida unicamente alla sensibilità dei performer convocati di volta in volta: alla prova dei fatti, tuttavia, risulta quasi impossibile ignorare la memoria storica delle pionieristiche esperienze ed estetiche sviluppatesi attorno alla sigla AMM, di cui il pianista John Tilbury (*1936) si è mantenuto nei decenni uno dei baluardi più costanti e rappresentativi.
Adottando un approccio altrettanto distintivo e integralista, il sassofonista francese Bertrand Gauguet (*1970) è riuscito a stabilire un contatto originale con il decano inglese, eludendo certi automatismi nelle dinamiche di dialogo in favore di un netto eppur garbato contrasto formale, foriero di oblique soluzioni para-musicali.

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Keith Rowe / Michael Pisaro – 13 Thirteen

Erstwhile, 2017
eai

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Ci è quasi impossibile immaginare un’esistenza al di là del bene e del male, spersonalizzata e libera da connotazioni positive o negative: sarebbe necessaria una totale immobilità, qualcosa di più prossimo alla non-esistenza, per non dare più adito alla significazione che permea ogni aspetto della nostra esperienza sensibile.
Seguendo strade piuttosto diverse, l’inglese Keith Rowe e l’americano Michael Pisaro hanno a lungo ricercato un netto distacco dalle forme precostituite: l’uno gettando le fondamenta della free impro assieme all’AMM, “disimparando” l’approccio alla chitarra stendendola in orizzontale; l’altro partendo dalla lezione cageana per dare forma, assieme ai compositori del collettivo Wandelweiser, a un’estetica para-musicale che fa uso del silenzio come (a)cromia pura e primaria della tavolozza.

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John Tilbury – 31.8.16

OTOroku, 2016
free improvisation


Che si traduca in lunghi versi altisonanti o nell’essenzialità di un haiku, la poesia rimane tale nelle forme più varie, in qualche modo complementari l’una all’altra, continuamente intrecciate nel vasto fluire del tempo. Per John Tilbury non si tratta di un motivo di riflessione, ma di una predisposizione che gli risulta del tutto naturale assecondare.
Pur avendo sempre dedicato un’attenzione speciale al momento presente – come “materia” musicale nell’interpretazione dell’opera pianistica di Morton Feldman, e come carpe diem nell’arte improvvisata – la sensibilità di Tilbury è in grado di mettere sullo stesso piano il classicismo inglese di William Byrd(e) e Orlando Gibbons e la sospensione tonale/temporale del secondo Novecento, ove i linguaggi musicali si sono definitivamente sfaldati conducendo l’arte della composizione a un punto di non ritorno.

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John Tilbury / Keith Rowe / Kjell Bjørgeengen – Sissel

Sofa, 2018
free improvisation

cover art by Kjell Bjørgeengen

Da quindici anni a questa parte sono stati ben pochi gli incontri in studio fra Keith Rowe e John Tilbury, veterani dell’avanguardistica esperienza AMM, collettivo inglese che dalla fine degli anni 60 ha dato forma e sostanza all’arte della libera improvvisazione musicale. Chitarra elettrica e pianoforte della formazione, la loro discreta e intransigente impronta sonora rimane tuttora inconfondibile ovunque essa si manifesti.

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