Bruno Duplant / Reinier van Houdt – Lettres et Replis

Elsewhere, 2019
contemporary classical, experimental

design by Yuko Zama

Occorre tenere sempre d’occhio i margini dell’avanguardia musicale, dove senza clamore continuano a realizzarsi alcune tra le sfide più ardue della produzione contemporanea con devozione pari o superiore ai “grandi classici”, siano essi autori o interpreti. Nell’ambito del pianismo odierno, figure come Reinier van Houdt e R. Andrew Lee si sono distinte per il loro strenuo impegno al fianco dei post-minimalisti e del collettivo Wandelweiser – i “composers of quiet”, nelle parole di Alex Ross.
Il prolifico autore francese Bruno Duplant non fa parte di quest’ultima cerchia, pur avendo collaborato con diverse figure a essa afferenti. Nel corso di un decennio è anzi divenuto un elemento ricorrente della più radicale ricerca improvvisativa, quella frangia sperimentale che intende la creazione musicale come dialogo costante con il silenzio (o l’illusione dello stesso).

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Michael Pisaro – Shades of Eternal Night

Gravity Wave, 2018
contemporary classical

Due uscite che si controbilanciano, quelle che sanciscono il ritorno in attività dell’etichetta Gravity Wave di Michael Pisaro, compositore del collettivo Wandelweiser ed esploratore infaticabile del terreno di confine tra musica minimale, suono naturale e silenzio. Una sensibilità che sta conoscendo una propria piccola fortuna anche nelle sale da concerto americane ed europee, oltre a un’ampia discografia che ne attesta il crescente riconoscimento a livello internazionale.
E se da un lato Étant donnés rappresenta la deviazione dalla norma (ammesso che così si possa definire, nel caso di una musica talmente libera da schemi tradizionali), Shades of Eternal Night è una nuova pregnante opera in tre movimenti che mette in dialogo lo strumento classico per eccellenza, il pianoforte, e field recordings effettuati da Pisaro nel sud della California e in Grecia, durante uno dei suoi consueti viaggi per il mondo.

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Michael Pisaro / Reinier Van Houdt – the earth and the sky

Erstwhile, 2016
contemporary classical

(ENGLISH TEXT BELOW)

In maniera straordinariamente provvidenziale sono venuto a conoscenza di uno splendido neologismo coniato dalla professoressa Sianne Ngai, in un saggio pubblicato all’interno della raccolta “Ugly Feelings” (Harvard University Press, 2005). Si tratta di “stuplime” – servibile anche in lingua italiana – termine di derivazione kantiana (sublime) legato alla creazione e fruizione artistica postmoderna, e che potremmo definire come uno stato di perfetta compensazione tra noia ed estasi. Esso è stato poi approfondito ed esemplificato con grande pregnanza in “Boring Formless Nonsense” di Eldritch Priest, che riporta a sua volta una testimonianza di Chedomir Barone, relativa alla lunga ed estenuante performance “Piano Installation With Derangements”:

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