Michael Pisaro – Étant donnés

Gravity Wave, 2018
sound art, experimental


Cosa accomuna il vulcanico genio dell’anti-arte Marcel Duchamp e il maestro americano della “composizione quieta” Michael Pisaro? Sino a ora l’unico evidente anello mancante tra i due era senz’altro rappresentato dalla poliedrica figura intellettuale e artistica di John Cage, estimatore e compagno di scacchi dell’irriverente dadaista francese. Oggi, nel duplice ritorno in attività della sua etichetta Gravity Wave dopo tre anni di pausa, accanto a Shades of Eternal Night risuona il titolo dell’ultima installazione ambientale lasciata da Duchamp ai posteri, gelosamente custodita dal Philadelphia Museum of Art assieme al Grande Vetro e molte altre sue opere: Étant donnés fu un estremo coup de théatre elaborato segretamente nell’arco di vent’anni, consistente in un portone di legno attraverso i fori del quale si scorge una sorta di diorama tridimensionale, un paesaggio illusorio sovrastato da un provocante nudo di donna a gambe divaricate.

Si trattava, ancora una volta, di dissacrare per raggiungere un altro tipo di sublime, esclusivo e assoluto, votato a nessuno, e men che meno allo scellerato sistema/mercato dell’arte. Senonché qui il procedimento di Pisaro è inverso – warholiano ma non serializzato – partendo dall’umile alla ricerca di una sua possibile, inedita nobilitazione. Parliamo della prima di tre pubblicazioni complessive previste per il 2018, due delle quali rilasciate in contemporanea, con la produzione e il design di copertina della aficionada Yuko Zama.

I curiosi estratti audio e i campionamenti selezionati da Pisaro sono i suoi étant donnés, i dati di partenza per elaborare la risoluzione di un problema, tipicamente di natura matematica o scientifica. Frammenti di musiche ignorate, probabilmente snobbate al di fuori di pochi cultori del genere: colonne sonore per film di serie B o da proiezione notturna, come il blaxploitation “Superfly” musicato da Curtis Mayfield (“give me your sines” e “bass never smiles”) o “1997: Fuga da New York” di John Carpenter (“escape from new chords”), sonorità che nelle generazioni del supporto analogico evocano per sinestesia il fruscìo e la distorsione audiovisiva delle videocassette, le reti televisive locali, la solitudine di serate oziose.

Considerando la produzione precedente, sulle prime risulta difficile credere che il compositore statunitense si sia lasciato sedurre da un progetto che in apparenza si divide tra il serio e il faceto: è tuttavia curioso, e sottilmente affascinante, constatare come dall’accostamento fra sonorità ottantiane e onde corte non nasca un contrasto stridente bensì qualcosa di nuovo, in qualche modo estraneo a entrambi i dominî. Per mezzo della giustapposizione di un agente discreto e puramente minimale, Pisaro si appropria senza sforzo del suadente groove che inaugura l’album e di un rutilante crescendo sinfonico di Shostakovich, “invaso” dal punk delle Pussy Riot, che lo sigilla (“shosty riot”), attraversati così da un elemento neutrale che ne comprime l’effetto, ne allontana la prospettiva sino a renderli fenomeni sonori assoluti, scevri da una precisa connotazione storica e culturale.

Ed è invece il vuoto apparente, rappresentato da un ronzio di sottofondo quasi impercettibile, l’ombra di un feedback, a conferire intensità ai pochi malinconici accordi della chitarra che lo interrompono, il cui riverbero si espande nella stessa sconfinata assenza che li ha generati. La sua possibile prosecuzione giunge con “sympathy for eleven” (il titolo che ne indica la durata esatta è una parodia dei Rolling Stones): un giardino zen dove risuonano gong, toni continui e variazioni della sei corde su una sola nota, prima dell’ingresso in sordina di un’elevazione orchestrale al rallentatore, in tal modo appianata nei suoi dettagli e ridotta a una densa sfumatura policroma.

In quanto progetto tutt’altro che banale, l’essenza di Étant donnés risulta sfuggente e può rimanere del tutto invisibile all’ascoltatore distratto: ciononostante, l’opera non richiede un particolare sforzo interpretativo, ma solamente una predisposizione – innata o acquisita che sia – ad accogliere modalità espressive fuori dal comune, enigmatiche e finanche impervie. Alla poesia nascosta nel suono di Michael Pisaro si accede senza scorciatoie, ma la dedizione non mancherà di essere ripagata.


La recensione è stata originariamente pubblicata su Ondarock.it


What do the volcanic genius of Marcel Duchamp’s anti-art and the American master of “quiet composition” Michael Pisaro have in common? Until now the only obvious missing link between the two was undoubtedly represented by the multifaceted intellectual and artistic figure of John Cage, admirer and chess companion of the irreverent French Dadaist. Now the title of the last environmental installation left by Duchamp to posterity – jealously guarded by the Philadelphia Museum of Art together with the Grand Verre and many other works of his – resounds next to Shades of Eternal Night in Pisaro’s dual return to his own Gravity Wave label after a three-years long pause. Étant donnés was an ultimate coup de théatre elaborated secretly over twenty years, consisting of a wooden door through which you can see a sort of three-dimensional diorama, an illusory landscape dominated by a provocative naked woman spreading her legs.

Once again, the main goal was to desecrate in order to achieve another type of sublime, exclusive and absolute, devoted to nobody, let alone the wicked art market/ system. Except that here Pisaro’s procedure is reversed – Warholian but not serialized – starting from the humble in search of his possible, unprecedented ennobling.
The peculiar audio excerpts and samples selected by Pisaro are his étant donnés, the initial data to elaborate the resolution of a problem, typically of a mathematical or scientific nature. Fragments of ignored music, probably snubbed outside of a few fans of their respective genres: soundtracks for B-movies or night-time projections, such as the blaxploitation “Superfly” music by Curtis Mayfield (“give me your sines” and “bass never smiles “) or “Escape from New York “by John Carpenter (“escape from new chords “), a sound that, referring directly to the generations of analog supports, evokes the rustling and audiovisual distortion of videotapes and local television networks, along with the solitude of idle evenings.

Considering his previous production, at first it is difficult to believe that the American composer let himself be seduced by a project that apparently divides itself between the serious and the facetious: however, it is curious – and subtly fascinating – how from the combination of 80’s sounds and short waves not a striking contrast arises but something new, somehow foreign to both domains. By means of the juxtaposition of a discreet and purely minimal factor, Pisaro appropriates without effort the persuasive groove that inaugurates the album and a shining symphonic crescendo by Shostakovich, “invaded” by the Pussy Riot punk which seals it (“shosty riot”), thus crossed by a neutral element that compresses the effect, extends their perspective point to make them absolute sound phenomena, free from a precise historical and cultural connotation.

Instead it’s the apparent emptiness, represented by an almost imperceptible background hum – the shadow of a feedback – that gives intensity to the few melancholic guitar chords that interrupt it, whose reverberation expands in the same boundless absence that generated them. Its possible continuation comes with “sympathy for eleven” (the title, indicating its exact duration, is a parody of the Rolling Stones): a Zen garden where continuous, gong-like tones and variations of the six strings resonate on a single note, before the muffled entry of an orchestral elevation in slow motion, thus smoothed out in its details and reduced to a dense polychrome nuance.

Anything but a trivial project, the essence of Étant donnés is elusive and can remain completely invisible to the distracted listener: nevertheless, the work does not require a particular interpretative effort, but only a predisposition – be it innate or acquired – to accept expressive ways out of the ordinary, enigmatic and even impervious ones. The poetry hidden in Michael Pisaro’s sound can’t be accessed through any shortcut, but your dedication will not fail to be repaid.

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