Alvin Lucier – Works for the Ever Present Orchestra

Black Truffle, 2020
experimental, sound art

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Si è visto anche negli ultimi tempi come gli stilemi della ricerca drone ed elettroacustica stiano facendo un ingresso sempre più deciso nella composizione “classica”: un riavvicinamento alla strumentazione tradizionale che non tradisce – e anzi arricchisce di ulteriori densità e nuances cromatiche – gli studi sulla percezione e le pratiche di ascolto profondo introdotti nel secondo Novecento. Dunque solo in apparenza un “ritorno all’ordine”, e piuttosto una strategia vincente per portare tali sonorità anche in quelle sale da concerto che ancora faticano ad accogliere le innumerevoli schegge della contemporaneità. 
Se volessimo individuare le figure-guida di queste e molte altre affascinanti propaggini creative, dovremmo senz’altro tenere in conto due pionieri come Éliane Radigue e lo statunitense Alvin Lucier: risaliti alla radice del suono puro, l’una attraverso il sintetizzatore modulare ARP 2500, l’altro ricorrendo alla matericità degli oggetti (‘No ideas but in things’), entrambi si rivolgono oggi a fidati musicisti assieme ai quali perpetuare e far evolvere le loro pluridecennali intuizioni.

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Arnold Dreyblatt – Star Trap

Black Truffle, 2020
post-minimalism

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Nel fervore avanguardistico della scena newyorkese tra gli anni 60 e 70, Arnold Dreyblatt ha fatto sue le intuizioni e gli insegnamenti dei pionieri che si dimostrarono più sensibili allo studio delle nascoste fenomenologie sonore e all’ampliamento dello spettro armonico contemplato dalla composizione occidentale. L’influenza delle figure incontrate alla Wesleyan University ha aperto Dreyblatt a quel deep listening teorizzato e professato da maestri quali Pauline Oliveros e Alvin Lucier, nondimeno contaminato con l’ingegno strumentale di Harry Partch e La Monte Young, che scardinarono l’intonazione naturale per riscoprire gli intervalli che solo il Medio ed Estremo Oriente sembrano aver contemplato nelle rispettive tradizioni musicali.

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Alvin Lucier – String Noise

Black Truffle, 2020
experimental

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L’intera visione artistica di Alvin Lucier si può dividere tra interventi di “sconsacrazione” e nobilitazione, vòlti a trasmutare il già noto – il classico – in qualcosa di inedito, e a far sì che i più umili materiali divengano il tramite per una rivelazione acustica che non necessariamente dipende dall’azione umana. La passione del decano statunitense per le più nascoste fenomenologie del suono può arrivare a tal punto da disconoscere e reinventare la natura di ogni oggetto o strumento, persino uno carico di tradizione e canoni universali come il violino.
E d’altronde, allo stesso modo in cui una parola sembra slegarsi dal suo significato nel momento in cui la ripetiamo senza sosta per un centinaio di volte, così anche posare un violino su un tavolo e osservarlo a lungo, in silenzio, può farcelo apparire come un semplice manufatto in legno e corde, passibile di qualsiasi esperimento atto a produrre suono.

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Alvin Lucier – So You… (Hermes, Orpheus, Eurydice)

Black Truffle, 2018
contemporary classical, electroacoustic

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A quanto pare il tributo di Black Truffle al decano Alvin Lucier, presentato a inizio 2018, non era destinato a rimanere un caso isolato: dopo il dittico Criss-Cross / Hanover l’etichetta di Oren Ambarchi si è prodigata nella riedizione del box-set celebrativo Illuminated by the Moon (4 Lp + cd), raccolta di performance storiche registrate nell’ottobre del 2016, presso la University of the Arts di Zurigo, in occasione dei festeggiamenti per gli 85 anni del compositore sperimentale.
Terza e ultima pubblicazione monografica nell’arco di un anno, vede la luce la première di So You… (Hermes, Orpheus, Eurydice), suite per clarinetto, violoncello, voce femminile e nove giare amplificate – rispettivamente Anthony Burr, Charles Curtis, Jessika Kenney e Tom Erbe (live electronics).

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Alvin Lucier – Criss-Cross / Hanover

Black Truffle, 2018
drone, microtonal

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Difficile immaginare la musica di ricerca contemporanea senza il pionieristico contributo dell’americano Alvin Lucier, teorico e non-musicista: i suoi esperimenti e le sue installazioni sonore dagli anni 60 a oggi si tramutano in affascinanti riscontri di una fenomenologia nascosta negli ambienti (gli studi sulla risonanza e sul riverbero), nei materiali e negli oggetti d’uso comune, come una semplice matita. Il pieno riconoscimento della sua rivoluzionaria opera è stato tardivo, ma all’età di 86 anni Lucier può giustamente contare sulla stima e il sostegno di istituzioni e musicisti di tutto il mondo.

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