Battle Trance – Green of Winter

New Amsterdam, 2022
avant-jazz, post-minimalism


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Intrepido: tale si è dimostrato il quartetto di sax tenori Battle Trance lungo il suo coerente percorso artistico, alzando ogni volta l’asticella della propria eccentrica espressività. In ciò la trilogia edita da New Amsterdam somiglia più a un training di gruppo che non a una tipica serie tematica – impressione che trova conferma nell’abbondante lasso temporale che separa il capitolo centrale da quello conclusivo.
Dopo gli apprezzati Palace of Wind (2014) e Blade of Love (2016), la terza suite tripartita della formazione newyorkese segna la conquista di un linguaggio strumentale sempre meno dipendente dagli stilemi dell’avanguardia jazz e della ripetizione differente, ma rivolto piuttosto all’arcano interloquire degli elementi, a quel soffio vitale che fa vibrare la natura nella sua primitiva sinfonia.

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Stefano Pilia – Spiralis Aurea

Die Schachtel, 2022
chamber music, post-minimalism

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La leggenda vuole che il più grande compositore di tutti i tempi abbia letto un solo libro in tutta la sua vita, da esso traendo non soltanto un’imperitura ispirazione, ma addirittura il segreto dell’assoluto in musica: il genio in questione era Johann Sebastian Bach, e quel libro era la Sacra Bibbia. Senz’altro un’esagerazione atta a consolidarne il mito, ma la quale sembra dirci che, forse, più della pratica è una fede autentica (in Dio, nella Musica stessa) a renderci capaci di sfiorare la perfezione. Laddove i moderni – persino quelli ancora oggi considerati “immortali” – anelavano al trascendente inciampando a ogni passo nella loro umana debolezza, i Kapellmeister tra Rinascimento ed età illuministica erano certi della loro filiazione divina, radice primigenia e ragione ultima di ogni nota o parola trascritta su carta, così nelle opere sacre come in quelle profane.

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Julius Eastman – Three Extended Pieces for Four Pianos

Sub Rosa, 2021
post-minimalism

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La sempre virtuosa etichetta belga Sub Rosa ha scelto la strada dell’oggettività e, di conseguenza, del politicamente corretto nel presentare come ‘tre brani estesi per quattro pianoforti’ quella che sin dal principio, tra il 1979 e il 1980, fu concepita da Julius Eastman nella forma di una trilogia afferente alla sua ‘Nigger Series’: e benché egli non sia stato di certo il primo ad adottare provocatoriamente questa terminologia, essa assume una rilevanza e un’amarezza tutte particolari nel contesto della sua irriducibile militanza in qualità di afroamericano, omosessuale e, di lì a poco, reietto della società.
Malgrado il suo sfavillante talento di compositore e performer, Eastman ha lasciato questo mondo nel più miserevole silenzio ed è stato pressoché dimenticato per lunghi anni fin quando, sul finire del secolo scorso, la compositrice e conoscente Mary Jane Leach non ha avviato una ricerca estensiva per salvare la documentazione e le partiture disperse di questa voce così singolare dell’avanguardia americana.

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Sarah Hennies – Spectral Malsconcities

New World, 2020
contemporary classical, post-minimalism

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A meno di un mese dal rilascio dalla prima registrazione di “The Reinvention of Romance”, è l’etichetta newyorkese New World Records a rimarcare il sempre più eminente profilo artistico della compositrice americana Sarah Hennies: altri due recenti brani estesi, commissionati dai loro stessi interpreti, mettono in luce i tratti salienti di una poetica distintiva, fondata su sempre nuove declinazioni di una disagevole asimmetria, foriera di istanze performative inconsuete dalle quali i musicisti vengono assorbiti totalmente, sino a sviluppare una coscienza condivisa che sembra esistere unicamente entro i limiti e le stringenti logiche della partitura.

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Sarah Hennies – The Reinvention of Romance

Two-Way Street

Astral Spirits, 2020
contemporary classical, post-minimalism

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Che sensazioni provoca, a pelle, questa accattivante immagine di copertina? Probabilmente un lieve fastidio superficiale, un dubbio di carattere fisico, oppure soltanto un complice e sardonico sorrisetto. Ciò che la curiosa fotografia scattata da Sarah Hennies (*1979) ci mostra è un disastro potenziale: un equilibrio precario fondato su un contrasto insanabile, benché la vicinanza e lo spessore dei chiodi siano sufficienti a scongiurare l’esplosione del palloncino rosa. Niente male, come metafora della relazione amorosa – quella, s’intende, che faticosamente supera la prova del tempo, tra incidenti di percorso e un occasionale, rinnovato stupore.

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