Toshimaru Nakamura – Culvert – No-Input Mixing Board 10

Room40, 2021
glitch-noise, experimental electronic

(ENGLISH TEXT BELOW)

Probabilmente nessuno, alle soglie del nuovo millennio, avrebbe scommesso sulla longevità dell’intuizione di Toshimaru Nakamura: dopo averne intravisto le potenzialità, invece, egli ha promosso la no-input mixing board a suo (non)strumento esclusivo, inaugurando una lunga serie di composizioni sperimentali che ancora oggi ne attestano la duttilità e l’inebriante alterità sonora.Tre anni dopo l’edizione del nono volume Re-Verbed (2018), è di nuovo la Room40 di Lawrence English a perpetuare questa eredità elettroacustica in divenire, attualmente orientata a un’estetica glitch-noise sempre più estrosa e coinvolgente.


In Culvert non trovano infatti spazio gli ermetismi di un tempo, le astrazioni drone e lowercase che hanno sempre contraddistinto le radicali proposizioni della frangia sperimentale giapponese – laddove riduzionismo e totalismo paiono spesso gli unici estremi possibili –: gli spigolosi refrain circolari di Nakamura vanno ora ad attingere, semmai, a quella cultura del loop analogico che ha trovato i suoi apici nel rigore dub-techno di Vladislav Delay e nella scultura dal vivo di Thomas Brinkmann sulla superficie degli LP. Ma l’ossessività e la grana ruvida di certi episodi fanno pensare anche alle raccolte di locked grooves, curiosità in miniatura che ancora oggi possono fungere da materia prima per i DJ più avventurosi.

Il mezzo e il fine dell’arte di Nakamura, in ogni caso, rimane il suono allo stato puro: la mixing board agita unicamente dall’interno offre la splendida illusione di una sorgente aliena captata dallo spazio profondo, domata e manipolata in infinite stratificazioni di frequenze anomale, detriti di un flusso temporale inceppato e dunque perpetuamente presente. Allo stesso modo, la dedizione e la maestria del veterano di Tokyo si manifestano ogni volta con assoluta evidenza, generando sempre nuove singolarità elettroniche tanto intriganti all’orecchio quanto estranee a qualsiasi stilizzazione che non sia meramente accidentale.

Probably no one, on the threshold of the new millennium, would have bet on the longevity of Toshimaru Nakamura’s intuition: after having glimpsed its potential, instead, he elected the no-input mixing board as his exclusive (non)instrument, inaugurating a long series of experimental compositions that still today attest to its ductility and intoxicating sonic alterity.
Three years after issuing the ninth volume, Re-Verbed (2018), it is once again Lawrence English’s Room40 imprint that perpetuates this electroacoustic heritage in the making, currently oriented towards an increasingly whimsical and engaging glitch-noise aesthetics.

On Culvert, in fact, no room is left for the hermeticisms of the past, the drone and lowercase abstractions that have always distinguished the radical propositions of the Japanese experimental fringe – where reductionism and totalism often seem the only possible extremes –: rather, Nakamura’s angular refrains now seem to draw on that analog loop culture that found its apex in Vladislav Delay’s rigorous dub-techno and in Thomas Brinkmann’s live sculpting on LP surfaces. But the obsessiveness and the coarse grain of certain episodes also recall the compilations of locked grooves, miniature curiosities that to this day can serve as raw material for the most adventurous DJs.

The means and the end of Nakamura’s art remains, in any case, sound in its pure state: the mixing board operated solely from the inside offers the magnificent illusion of an alien source captured from deep space, tamed and manipulated in infinite stratifications of anomalous frequencies, debris of an out-of-joint, and therefore perpetually present, temporal flow. Similarly, the dedication and mastery of the Tokyo veteran manifest themselves every time with absolute clarity, generating ever new electronic singularities as intriguing to the ear as they are extraneous to any stylization other than merely accidental.

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