Rắn Cạp Đuôi Collective – Ngủ Ngày Ngay Ngày Tận Thế

Subtext, 2021
experimental electronic

(ENGLISH TEXT BELOW)

Non soltanto le temperie storico-artistiche, ma anche un’insospettabile comunione d’intenti e d’orizzonte espressivo era destinata a fare incontrare la Subtext con la corrente hi-tech, vale a dire la frangia più destrutturante e schizoide dell’elettronica contemporanea: una tendenza entro la quale sembra imperare il tentativo di esercitare il controllo su un caos insanabile, spesso appiattito in una bidimensionalità artificiosa e straniante. Le rare eccezioni a questa sorta di nuovo canone formale sono state prontamente intercettate dalla label a cura di James Ginzburg, a cominciare dal misterioso moniker Xin (To Shock the Sky and Shake the Earth, 2018; Melts Into Love, 2019), passando per varie gradazioni intermedie con UCC Harlo e PYUR, arrivando infine a quello che è forse l’approdo più drastico raggiunto sinora: l’abrasivo quinto album del collettivo vietnamita Rắn Cạp Đuôi.

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James Ginzburg – Crystallise, a Frozen Eye

Subtext, 2021
drone, experimental

(ENGLISH TEXT BELOW)

Pur facendo capo a espressioni eterogenee, la distintiva estetica sonora dell’etichetta Subtext – e dunque la sua rigorosa linea editoriale – si è mantenuta coerente nel tempo attraverso quello che appare come un unico tratto irrinunciabile: la possente spinta endogena esercitata dalla densa materia in cui è forgiata ciascuna opera; un’energia dirompente che, tuttavia, anziché travolgere l’ascoltatore sembra attrarlo costantemente a sé al pari di un’onda gravitazionale, proiettandolo entro uno spazio acustico tridimensionale attraversato da correnti e pulsazioni d’intensità primordiale.
Non fa eccezione il patron dell’influente label, James Ginzburg, metà del progetto Emptyset con Paul Purgas, artefice di visioni che ci richiamano a un’esperienza quasi atavica delle sorgenti sonore sapientemente orchestrate, cui il producer attinge dal profondo della loro identità meno evidente e familiare.

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Roly Porter – Kistvaen

Subtext, 2020
experimental electronic

(ENGLISH TEXT BELOW)

Le opere d’arte più fatali e perturbanti non nascono propriamente dall’intenzione, quanto piuttosto dalla tormentosa escavazione nelle profondità del vissuto interiore, luoghi dell’Io nei quali è impervio addentrarsi e non è dato di trovare risposte rassicuranti. L’unica consapevolezza, laggiù, è quella di essersi perduti: la palingenesi divina ha mancato di compiersi con segni evidenti, la via della salvezza è un terreno aspro e ripido che si percorre in solitudine. Ma è l’ineluttabile corso della storia, o forse un’inquietudine atavica, che spinge a creare opere come Kistvaen?

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