Tony Conrad / Arnold Dreyblatt / Jim O’Rourke – Tonic 19-01-2001

Black Truffle, 2023
drone, minimalism


(ENGLISH TEXT BELOW)

Entrare in contatto diretto con la singolare visione di Tony Conrad – che fosse in qualità di performer aggiuntivo o di semplice ascoltatore – presupponeva la categorica rinuncia all’idea della musica come dato di fatto, come qualcosa che preesiste la sua manifestazione e attende soltanto di compiersi. Per Conrad il suono è materia viva, e dunque antitetica all’astrazione: il presente è l’unica istanza nella quale può crearsi e svilupparsi, al pari di un organismo che non giunge mai a una forma pienamente risolta – per l’appunto “ideale” – bensì trova in un costante processo evolutivo la sua stessa ragion d’essere. In quest’ottica ogni performance assume un carattere topico, diviene la dimostrazione empirica di una fenomenologia inusitata attraverso la quale si disvelano le dinamiche profonde della realtà acustica.


Nell’ormai lontano gennaio del 2001, presso il leggendario tempio della downtown newyorkese Tonic, si incontrarono tre generazioni dell’avanguardia americana, con Arnold Dreyblatt e Jim O’Rourke al fianco dell’allora sessantenne violinista: tre figure di culto i cui nomi, oggi, sono più che sufficienti a puntare i riflettori su una modesta e nondimeno cruciale registrazione live. È ancora una volta il marchio Black Truffle di Oren Ambarchi a farsi promotore di questo recupero, assecondando la sua vocazione tanto di barometro della nuova sperimentazione quanto di archivio dell’epoca d’oro che, a partire dagli anni sessanta, ne ha risolutamente spianato il sentiero.

Sin dall’attacco si profila uno scenario in tutto simile a quello del Theatre of Eternal Music, sorta di opera permanente della quale Conrad fu tra i membri fondatori assieme a La Monte Young, Marian Zazeela e John Cale. Una presenza sonora possente, fisicamente ineludibile, nutrita da un abrasivo stridio di corde amplificate che restituisce centralità alla loro anima metallica, dissimulata da secoli di ornamentalismo classico; tantopiù nel caso di Dreyblatt, che da sempre prepara i suoi strumenti con corde di pianoforte in luogo di quelle canoniche, conferendo alla sua Orchestra of Excited Strings una gamma di soluzioni timbriche e armoniche senza precedenti.

La performance di questo trio stellare si fonda su una ricerca consapevolmente priva di esito, sull’impossibilità di raggiungere un equilibrio conciliatorio tra le parti e all’interno della struttura globale del “brano”. È la tecnica stessa della scordatura, impiegata in maniera pressoché esclusiva in questo live, a scongiurare l’opportunità di una risoluzione e a rimarcare, invece, il perenne divenire intrinseco a qualsiasi atto sonoro. E se la dissonanza diviene la regola anziché l’eccezione, allora si potrebbe meglio definirla come una “difforme consonanza”, un canto sublimante che preconizza l’avvento di una musica autenticamente universale, svuotata d’ogni intento individuale e aperta alla rivelazione non sollecitata.

Arnold Dreyblatt / Tony Conrad / Jim O’Rourke

To come into direct contact with Tony Conrad’s singular vision – whether as an additional performer or as a mere listener – presupposed the categorical renunciation of the idea of music as a given, as something that pre-exists its manifestation and only awaits its fulfilment. For Conrad, sound is living matter, and therefore antithetical to abstraction: the present is the only instance in which it can be created and develop, like an organism that never reaches a fully resolved form – precisely an ‘ideal’ one – but finds its very raison d’être in a constant evolutionary process. From this perspective, each performance takes on a topical character, becoming the empirical demonstration of an unusual phenomenology through which the deep dynamics of acoustic reality are revealed.

In the now distant January of 2001, at the legendary downtown New York temple Tonic, three generations of the American avant-garde met, with Arnold Dreyblatt and Jim O’Rourke alongside the then sixty-year-old violinist: three cult figures whose names are now more than enough to shine the spotlight on a modest yet nonetheless crucial live recording. Once again, Oren Ambarchi’s Black Truffle label is the promoter of this retrieval, indulging its vocation of being both a barometer of new experimentation and an archive of the golden age that, starting in the 1960s, resolutely paved its way.

From the outset, a scenario is outlined similar to that of the Theatre of Eternal Music, sort of a permanent opera of which Conrad was among the founding members together with La Monte Young, Marian Zazeela, and John Cale. A mighty sound presence, physically inescapable, nourished by an abrasive screeching of amplified strings that restores centrality to their metallic core, covered up by centuries of classical ornamentalism; all the more so in the case of Dreyblatt, who has always prepared his instruments with piano strings instead of the canonical ones, providing his Orchestra of Excited Strings with an unprecedented range of timbric and harmonic solutions.

The performance of this stellar trio is based upon a knowingly unsuccessful search, on the impossibility of achieving a conciliatory balance between the parts and within the overall structure of the ‘piece’. It is the very technique of scordatura, employed almost exclusively in this live performance, that averts the opportunity for resolution and emphasises, instead, the perennial becoming intrinsic to any sonic act. And if dissonance becomes the rule rather than the exception, then one might better define it as a ‘uneven consonance’, a sublimating chant that heralds the advent of an authentically universal music, emptied of all individual intent and open to unsolicited revelation.

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