Frederic Rzewski: Speaking Rzewski

Stéphane Ginsburgh

Sub Rosa, 2022
contemporary classical, avantgarde

(ENGLISH TEXT BELOW)

Da dove proviene l’idea – e poi forse l’esigenza, o addirittura l’imperativo morale – dello strumentista parlante? Probabilmente dal rifiuto del rapporto gerarchico tra quest’ultimo e il compositore, che la tradizione classica occidentale ha eletto giudice e tiranno assieme alla non meno temibile figura del direttore d’orchestra; dalla certezza che l’interprete non è soltanto il medium, appunto lo “strumento” di un altrui volere, bensì l’unico vero artefice non di ciò che la musica può essere ma di ciò che è.
Da chiunque venisse eseguita – anche e soprattutto da egli stesso –, l’opera di Frederic Rzewski (1938 – 2021) si è sempre posta in prima persona, sviluppata attorno a menti pensanti ancor prima che musicisti, individui critici disposti a considerare il loro ruolo anche in un’ottica politica, a fare del gesto musicale un atto di concreta resistenza.

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Bonnie Whiting – Perishable Structures

New Focus, 2020
contemporary classical

(ENGLISH TEXT BELOW)

Con ogni probabilità è stata la composizione classica occidentale ad “ammutolire” il percussionista, che nelle culture popolari di tutto il mondo è anche presenza vocale e narrativa a lato dell’accompagnamento ritmico. Se già le avanguardie del Novecento, guidate dall’estro visionario di John Cage, avevano riscoperto le segrete proprietà timbriche degli strumenti a percussione (e non solo), con le nuove generazioni si è fatto strada un repertorio solistico aperto a soluzioni inedite e trasformanti, cui l’interprete designato partecipa a ogni livello da co-protagonista.
Trova così una propria dimensione e dignità individuale la figura dello ‘speaking percussionist’, griot e cantastorie del collasso espressivo postmoderno, esploratore di uno spazio-tempo musicale ipertrofico e senza confini.

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