Stéphane Ginsburgh
Sub Rosa, 2022
contemporary classical, avantgarde

(ENGLISH TEXT BELOW)
Da dove proviene l’idea – e poi forse l’esigenza, o addirittura l’imperativo morale – dello strumentista parlante? Probabilmente dal rifiuto del rapporto gerarchico tra quest’ultimo e il compositore, che la tradizione classica occidentale ha eletto giudice e tiranno assieme alla non meno temibile figura del direttore d’orchestra; dalla certezza che l’interprete non è soltanto il medium, appunto lo “strumento” di un altrui volere, bensì l’unico vero artefice non di ciò che la musica può essere ma di ciò che è.
Da chiunque venisse eseguita – anche e soprattutto da egli stesso –, l’opera di Frederic Rzewski (1938 – 2021) si è sempre posta in prima persona, sviluppata attorno a menti pensanti ancor prima che musicisti, individui critici disposti a considerare il loro ruolo anche in un’ottica politica, a fare del gesto musicale un atto di concreta resistenza.