Ryoji Ikeda – Ultratronics

NOTON, 2022
glitch, minimal techno


(ENGLISH TEXT BELOW)

La perfezione in quanto concetto assoluto non riguarda l’umano, e dunque tantomeno il frutto delle sue pratiche artistiche. Soltanto l’oggettivazione dei grezzi dati informatici, fintanto che si riferiscono unicamente a loro stessi, può pretendere di avvicinarla secondo i medesimi principi della matematica e della geometria in astratto.
Dal radicale riduzionismo degli esordi alle più recenti installazioni audiovisive, l’estetica di Ryoji Ikeda non ha mai ammesso eccezioni a un rigore formale i cui risvolti (post?)musicali appaiono quasi accidentali, tale è la perizia tecnica con cui i suoi tableaux digitali vengono assemblati e rifiniti, intrisi di innumerevoli dettagli che in nessun caso ne intaccano l’equilibrio – prossimo, per l’appunto, all’inumano.

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Ryoji Ikeda – Music for Installations vol. 1

Codex Edition, 2021
minimal glitch, sound art

(ENGLISH TEXT BELOW)

La riduzione del mondo sensibile a un fluire inarrestabile di dati, di vuoti (zero) e pieni (uno): così appare – in un riflesso tanto pregnante quanto radicalmente astratto dell’età contemporanea – l’arte installativa di Ryoji Ikeda, dispiegata in ambienti ipnotici e immersivi entro i quali perdere contatto con la realtà tangibile, arrivando a immaginarsi come parte passiva di una Flatlandia governata dal calcolo e soggetta a una rigorosa suddivisione geometrica del tempo e dello spazio.
Rimane da chiedersi, in questo come in altri casi analoghi, se sia del tutto lecito dissociare la soverchiante componente visiva dal sound design che ne costituisce parte integrante, benché talvolta divenga inevitabilmente secondaria rispetto alle architetture di luce che invadono le gigantesche sedi espositive cui è destinata, in maniera vieppiù capillare, la fruizione dell’arte contemporanea.

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