Alessandra Novaga & Stefano Pilia – Glimpses of a Day

Coherent States, 2021
free impro

(ENGLISH TEXT BELOW)

Tra le accoglienti mura di Standards, a Milano, nel tempo si è assistito a performance di ogni genere e registro, dalle più minimali alle più esagitate e fragorose: in ogni caso, testimonianze di un presente ancora foriero di entusiasmo e innovazione espressiva, nonché di legami artistici profondi. In questa sede si sono conosciuti anche Alessandra Novaga e Stefano Pilia – tra i capofila italiani della nuova sperimentazione chitarristica –, incrociandosi più volte sino all’ideazione di un progetto collaborativo. Il loro primo incontro in studio nel 2017, oggi edito col titolo Glimpses of a Day, sembra essere guidato da un accordo tacito, non programmatico: divagare senza mai perdersi di vista, con piena coscienza delle traiettorie altrui e dello scenario astratto che va disegnandosi minuto dopo minuto.


C’è in verità un punto di partenza comune – dietro suggerimento del sodale Sandro Mussida –, al fine di muoversi su un terreno tonale condiviso: l’utilizzo di altezze, nell’intonazione naturale, derivate da rāga indiani riferiti a diversi momenti del giorno. Ne emergono nove sguardi su uno scenario interiore in continua metamorfosi, cui si interseca un’ulteriore suggestione poetica: il compianto regista Jonas Mekas e il suo flusso di ricordi famigliari in Super8 As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty (2000), idealmente l’ultimo affaccio su un secolo frenetico, diviso fra tragedie belliche e un inebriante progresso che solo in seguito si sarebbero pienamente rivelati come vicoli ciechi, facce complementari di un medesimo fallimento umano.

Nelle oblique meditazioni elettriche di Glimpses of a Day l’impronta randomica risulta sempre attutita, smorzata per mezzo dei pedali di volume, conferendo a ciascuna ondata sonora la fugacità di un bagliore luminoso, sia esso violento o appena emergente dal buio. Se le incursioni distorte, infatti, evocano i caotici spostamenti di energie molecolari invisibili, gli arpeggi riverberanti di pura tonalità e i lamentosi bending assumono una qualità quasi allucinatoria; un Fata Morgana uditivo che rimarca la natura effimera delle partiture istantanee di Novaga e Pilia, il cui dialogo si nutre della costante tensione tra giustapposizione timbrica e abbandono estatico.

Il controllo esercitato sui feedback e sulle più tenui oscillazioni subarmoniche costituisce indubbiamente il tratto magistrale della sessione, ma il suo sostanziale scostamento da rigide categorie stilistiche vi conferisce inoltre un carattere di elusivo ma irriducibile straniamento. Glimpses of a Day si manifesta, insomma, come una singolarità fenomenica governata da regole proprie, un’isola spazio-temporale che pare allontanarsi lentamente nella coda malinconica del 7” Night Glimpses, ultimo riflesso della sua diafana e ambigua essenza.


Over time, within the welcoming walls of Standards, Milan, we have witnessed performances of all kinds and registers, from the most minimal to the most thunderous and overexcited ones: in any case, they were all evidence of present times still replete with enthusiasm and expressive innovation, as well as deep artistic bonds. Alessandra Novaga and Stefano Pilia – among the Italian leaders of new guitar experimentation – also met here, crossing paths several times until the conception of a collaborative project. Their first meeting in the studio in 2017, published today under the title Glimpses of a Day, seems to be driven by a tacit, non-programmatic agreement: wandering without ever losing sight of one another, with full awareness of each other’s trajectories and of the abstract scenario that is taking shape minute after minute.

There is actually a common point of departure – as suggested by their peer Sandro Mussida – in order to move on a shared tonal ground: the use of just intonation pitches derived from Indian rāgas pertaining to different moments of the day. Thus emerge nine glimpses, indeed, over an inner landscape in continuous metamorphosis, which intersects a further poetic suggestion: late film director Jonas Mekas and his Super-8 stream of family memories As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty (2000), the putative last gaze to a hectic century, divided between war disasters and an intoxicating progress that only later would fully reveal themselves as cul-de-sacs, complementary facets of the same human failure.

In the oblique electric meditations of Glimpses of a Day the random imprint is always muffled, dampened by means of the volume pedals, giving each sound wave the fleetingness of a luminous glow, be it violent or barely emerging from the darkness. If the distorted incursions, in fact, evoke the chaotic shifts of invisible molecular energies, the reverberating arpeggios of pure tonality and the plaintive bendings take on an almost hallucinatory quality; an auditory Fata Morgana underlining the ephemeral nature of the instant scores of Novaga and Pilia, whose dialogue is fed by the constant tension between timbral juxtaposition and ecstatic abandonment.

The control exerted on feedback and the most tenuous subharmonic oscillations undoubtedly constitutes the masterful trait of the session, but its substantial deviation from rigid stylistic categories also gives it an elusive but irreducible alienation character. Ultimately, Glimpses of a Day manifests itself as a phenomenal singularity governed by its own rules, a space-time island that seems to slowly fade away in the melancholy coda of the Night Glimpses 7”, the last reflection of its diaphanous and ambiguous essence.

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